La cascina al Prato del Bosco

di Laura Tirelli


La cascina al “Pra’del Bosco” situata sulla strada che conduce al campo sportivo, si differenzia dalle altre cascine di cui abbiamo già raccontato la storia, per il fatto che proprietari e abitanti sono sempre stati solo i Ghiringhelli.
Nei documenti antichi il primo accenno a questa cascina appare in un atto pubblico del 1830. Il 5 febbraio di quell’anno il Convocato generale, cioè quello che oggi è il Consiglio Comunale, deliberò a pieni voti di costruire un tronco di strada tra il Prato dell’Orto ed i fondi detti la Pezza “per andare alla
Cassina del Bosco”. Il progetto di questa strada fu eseguito dall’ing.Bernago e il 25 marzo dell’anno successivo fu stabilito il suo proseguimento fino a Lentate.
La cascina al “Pra’del Bosco” era preesistente alla strada. La sua edificazione può essere datata intorno alla fine del 1700, inizio 1800 e probabilmente furono proprio i Ghiringhelli a costruirla.
Il primo Ghiringhelli residente a Taino risulta essere stato un certo Carlo il cui nome è indicato nell’elenco degli estimati possidenti del Comune, compilato il 29 settembre 1824.
Nel catastino del 1840 è segnalata la presenza di una famiglia Ghiringhelli; nel 1870 sono due le famiglie Ghiringhelli residenti; il censimento del 1901 registra nove famiglie Ghiringhelli.
I cognomi hanno generalmente origine o dai luoghi di provenienza o dal lavoro che veniva svolto dal capostipite della famiglia. In base a questo criterio si può supporre che la località d’origine delle famiglie Ghiringhelli sia stato il paese di Caronno Varesino il cui vecchio nome, mantenuto fino al 1940, era Caronno Ghiringhello, e da lì alcuni si siano trasferiti prima a Capronno, dando forse anche il nome a questa località (visto la somiglianza fonica tra Caronno e Capronno) e poi nel paese confinante di Taino. Un’altra ipotesi sull’origine del cognome Ghiringhelli potrebbe essere il riferimento al termine “ghiringhell”, un rudimentale strumento sonoro usato dai contadini nelle sagre, quindi come soprannome dato a qualche antico fabbricante o suonatore. “Ghiringhello” era talvolta anche chiamato il portinaio di un palazzo o di un convento (1).
Dal ceppo originario proveniente da Capronno sono poi derivati quattro gruppi famigliari tainesi distinti: quello del “Biseuc”, del “Campaccio” (gruppo ora estinto), il ceppo detto ancora oggi di “Capronno” e quello più numeroso del “Pra’del Bosco”.
Nella seconda metà del secolo scorso nella cascina del Pra’del Bosco vivevano tre famiglie Ghiringhelli: quella di Gaetano, di Carlo e di Marco. Il loro vincolo di parentela era di cugini in secondo grado. Nel censimento della popolazione del 1901 la famiglia di Gaetano risultava composta da 10 membri, quella di Carlo, 8 membri, e di Marco, 14 membri.

La famiglia di Gaetano Ghiringhelli

Gaetano, coniugato con Teresa Ponti, ebbe nove figli, otto maschi e una femmina. Faceva il contadino e lavorava terre di sua proprietà e alcuni fondi che aveva in affitto dai Serbelloni. Quando morì nel 1916 lasciò le sue proprietà equamente divise tra tutti i suoi figli: ognuno di loro ebbe 14 pertiche di terreno. La divisione della proprietà in egual misura tra tutti i discendenti è una tradizione che deriva dal diritto romano e la nascita della famiglia patriarcale è strettamente legata a questo sistema ereditario. I figli infatti, essendo tutti proprietari, condividevano con le rispettive famiglie la casa dei genitori, mantenendo con ciò legami molto stretti tra loro e al luogo d’origine (2).
Dei figli di Gaetano, sei si impiegarono nelle Ferrovie e si trasferirono a vivere in altre località. Come ferroviere a Taino rimase solo Stefano che sposò Teresa Peretti ed ebbe due figli.
Un altro, Carlo, nato nel 1878, lavorò come muratore prima in Svizzera, poi in Francia dove divenne capomastro nell’impresa del tainese Giuseppe Bielli (3). Sposò Massimilia Giovanella, ebbe 5 figli e costruì con le sue mani la casa dove tuttora vive la figlia Carla e la nipote con la sua famiglia.
Tra tutti, Giuseppe fu l’unico a continuare l’attività del padre. Costruì la propria casa nei pressi della cascina e con lui e la moglie, Luigia Mira, visse la madre, dopo la morte di Gaetano.
Giuseppe fu un uomo energico e risoluto, si impegnò nelle varie associazioni agricole del paese e fu presidente della Latteria Sociale, istituita negli anni ’30.
Nel 1938 il governo promosse la “battaglia del grano” e Giuseppe fu premiato per l’elevata produzione raggiunta (4). Di idee socialiste, non ebbe mai paura, nemmeno in epoca fascista, a manifestare il proprio pensiero. Ebbe due figli.
Il maggiore dei figli di Gaetano, Francesco, nato nel 1872 partecipò alla guerra coloniale in Africa del 1896, si trovò coinvolto nella battaglia di Adua dove tutto il suo plotone fu sterminato. Lui solo si salvò e riuscì con grande abnegazione a portare in salvo il suo comandante gravemente ferito, il quale, anche dopo essere diventato un importante generale di artiglieria, gli fu sempre amico.
Tragica e sfortunata fu la vita di Ambrogio e della sua famiglia.
Ambrogio, nato nel 1875, fu uno dei sei figli di Gaetano che divenne ferroviere e lavorò a Sampierdarena alla costruzione dei ponti ferroviari in ferro. Si ammalò di tubercolosi intorno agli anni ’20. All’epoca la TBC era assai diffusa e molto contagiosa. Anche la moglie Matilde Berrini e i tre figli Linda, Giuseppina e Carlo, contrassero la malattia e in poco tempo morirono tutti. Sopravvisse solo il più giovane dei figli, Ernesto (Nestin), che all’età di nove anni si trovò orfano e solo al mondo.
L’unica femmina della famiglia di Gaetano, Rachele, sposò Carlo Grossi di Cheglio, e lì ancora risiedono i suoi discendenti.

La famiglia di Carlo Ghiringhelli

Carlo Ghiringhelli ammogliato con Carolina Sculatti. entrambi contadini, ebbe cinque figli.
Nonostante la cascina al “Pra’del Bosco” fosse piuttosto grande, lo spazio, per l’elevato numero dei componenti le famiglie, era sempre più ristretto, così nel 1912, Carlo e la sua famiglia si trasferirono in località Campagnola.
Quattro dei suoi figli, Claudio, Gaetano, Giovanni e Maria emigrarono in Francia. A Taino restò solo Ambrogio, coniugato con Maria Baranzelli di Ispra, lavorò in Polveriera ed ebbe 4 figli, tre dei quali morirono in giovane età.

La famiglia di Marco Ghiringhelli

Sono i discendenti di Marco che oggi abitano nella cascina del “Pra’del Bosco” e che hanno provveduto in questi ultimi anni alla sua ristrutturazione, mantenendo però la fisionomia originale del fabbricato: un lungo rettangolo che si apre su una larga corte che dà un senso di respiro e di ampiezza all’intero edificio alle cui spalle si diparte una collinetta boscosa.
Un tempo tutto intorno alla cascina vi erano i prati che Marco Ghiringhelli con la moglie Emilia Emildi lavoravano. Emilia, (Ma’Mil) veniva dall’ospedale, era cioè “una esposta” allevata da una famiglia contadina tainese. Persona assai devota, ogni mattina si recava prestissimo alla chiesa e aspettava con pazienza che il parroco aprisse il portone.
Marco ebbe 6 figli, cinque maschi e una femmina.
Il suo lavoro fu continuato dai figli Francesco, Giovanni (Tumel) ed Enrico. Giovanni lavorò anche come muratore e così Enrico che visse con la moglie Felicita Frenonda in Svizzera per un certo periodo e a Konitz nacque nel 1905 il primo figlio. I due figli di Enrico, Carlo e Maria sposarono due fratelli Biavaschi, originari della Val Chiavenna. Dopo la prima guerra mondiale, intorno al 1920/21, si ebbe il primo fenomeno di immigrazione a Taino: prima dei Veneti, si trasferirono quì alcune famiglie provenienti dalla Valtellina, chiamati amichevolmente “i Valtulit”. Era gente di montagna, abituata al duro lavoro e bene si inserirono a Taino e nella zona circostante, come Battista Biavaschi, che sposò Maria Ghiringhelli e che fu per molti anni il postino di Taino e il fondatore della Latteria Sociale.
Degli altri figli di Marco, uno, Luigi, lavorò in Ferrovia, visse alcuni anni a Pino Tronzano poi si stabilì a Cheglio. Un’altro, Giuseppe (Tutin), emigrò in America. Al suo ritorno aprì l’osteria del Bettolino ad Angera.
La figlia Caterina sposò Enrico Bielli. La loro vita fu funestata da una dolorosa tragedia: il loro unico figlio, Giovanni, venne tragicamente ucciso negli Stati Uniti, dove era emigrato, durante una violenta manifestazione di lavoratori in sciopero.
Alla cascina vissero Francesco, Enrico e Giovanni con le rispettive famiglie.
Giovanni sposò Matilde Mira ed ebbe tre figli. Della sua passione per la musica e dell’importante ruolo che ebbe nella banda di Taino già si è detto (5).
La prole più numerosa fu quella di Francesco che sposò Giuseppina Ghiringhelli, del ceppo di Capronno. Ebbero sei figli, tre maschi e tre femmine. Nessuno di loro continuò il lavoro del padre. Pinot fece il feroviere, Gino divenne carabiniere e poi guardia giurata alla Montecatini, Angelo (Giola) muratore, mentre le tre femmine si occuparono delle loro famiglie. Teresina, l’unica ancora vivente dei figli di Francesco, è stata maestra per 16 anni nel reparto bussoletti in Polveriera.
La storia di ogni cascina presenta delle peculiarità anche se, apparentemente, i temi riccorrenti possono sembrare gli stessi: il lavoro dei campi, con i ritmi che la natura impone, la vita collettiva, le famiglie numerose.
In realtà, guardando bene, ogni storia è diversa, perche unica ed irripetibile è la vita di ogni gruppo famigliare.
Ciò che è particolare e caratterizza la storia della cascina al “Pra’del Bosco” e della sua gente consiste nel fatto che un gran numero dei discendenti di Marco e Gaetano si sono costruite le loro case ed abitano ancora, a distanza di due secoli, nello stesso luogo dove originariamente si insidiarono i loro avi.

Note

(1) A.Geunzani – I Cognomi di casa nostra – pag.39
(2) Contrariamente al diritto romano, quello germanico prevedeva che erede del patrimonio famigliare fosse solo uno dei figli, generalmente il primogenito maschio. Sicchè i figli cadetti erano costretti a lasciare la famiglia originaria e cercare fortuna altrove. Questo fatto favorì, secondo gli storici, la mobilità e l’intraprendenza economica dei popoli anglosassoni, mentre i popoli latini svilupparono un maggior attaccamento al paese d’origine e alla famiglia.
(3) vedi “Voce del Dumin” 4/93
(4) Giuseppe Ghiringhelli riuscì a produrre q.li 9,70 su 0,3597 ettari. Gli fu riconosciuto un premio in denaro di £.150.
(5) vedi “Voce del Dumin” 6/96

Si ringraziano:
Loredano e Rachele Ghiringhelli, Michela Ghiringhelli, Carla Elli, Renata Basoli, Gabriella Fassina, Nirvana Baraldi, Egidio Ghiringhelli, Teresina Pinolini, Rino e Teresina Ghiringhelli, Michele Drago, Teresina e Franca Baudo, Renzo Ghiringhelli, Gina Guenzi Ghiringhelli, Pierangela Mira, Luigia Buschini, Emilia Ghiringhelli

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