La “cort di Biel e dal Tochi”

a cura di Laura Tirelli

La corte dei Bielli/Del Torchio è tra le più antiche presenti a Taino. Situata in contrada Amalia, oggi via Vittorio Veneto, già risulta segnalata nel Catasto Teresiano del 1722.
Originariamente la sua tipologia era quella tradizionale della corte aperta: i caseggiati si estendevano su due lati congiunti a forma di grande lettera “elle” rovesciata. Col tempo furono aggiunte altre costruzioni per cui la sua forma risulta in parte modificata. Oggi si entra nella corte tramite un solo ampio varco e intorno ad essa si ergono gli edifici, restaurati in gran parte, e ad esclusivo uso abitazione.
Pur con le trasformazioni avvenute, questa corte ha mantenuto una certa caratteristica e un suo fascino, accentuato dalla presenza di antiche balaustre e scale in legno.
Qui sono sempre vissute principalmente due famiglie: i Del Torchio e i Bielli, da cui appunto deriva il nome della corte.
Entrambe le famiglie furono dedite principalmente all’attività agricola, per cui a fianco dei locali di abitazione, vi erano le stalle per le bestie, i fienili e i depositi attrezzi. La vita della gente era scandita dai ritmi dei lavori campestri che obbligavano ad una certa continuità e stabilità di azioni, solo raramente sconvolte da avvenimenti particolari, come fu nel febbraio del 1906 quando un grosso incendio, scoppiato nella corte, mise in subbuglio non solo i suoi abitanti, ma tutto il paese.
Negli archivi comunali è conservata una accurata documentazione di questo avvenimento. Taino fu funestata in passato da parecchi incendi perchè vi erano numerose costruzioni in legno e per la grande quantità di paglia e fieno depositato nelle stalle, facilmente infiammabili.
Il 13 febbraio 1906, il sindaco, Carlo Porotti, informò la Prefettura che il giorno precedente alle ore 14,50 era scoppiato un incendio nella corte di via Amalia daneggiando un deposito di paglia di proprietà di Giovanni Monteggia fu Stefano, due capanotti di Giuseppe Del Torchio fu Giuseppe e Berrini Carlo fu Valentino e un piccolo fabbricato di Giuseppe Bielli fu Stefano.
Accorsero i carabinieri e il fuoco venne spento dal concorso di tutti gli uomini del paese, richiamati dal suono delle campane, che portarono carri con acqua e fu attivata la “pompa Serbelloni”
Lavorarono a spegnere l’incendio, fino al calar del sole, 29 uomini e nella notte altri 14, secondo quanto fu stabilito dal perito delle Assicurazioni Generali che corrisposero œ.131,50 ai proprietari per i danni subiti.

FAMIGLIA BIELLI

Bielli è un cognome tra i più diffusi a Taino ed ha avuto la seguente evoluzione: nel 1648 si trova registrato nei documenti come “Biel”, poi diviene “Biello” nel 1661 ed infine “Bielli”, come è oggi, a partire dal 1738. I cognomi sono per lo più derivati da nomi di città o paesi d’origine, (nel caso di Bielli, potrebbe essere la città di Biella), oppure da aggettivi che caratterizzavano aspetti fisici o morali – nel nostro caso da “bello”, soprannome attribuito ad una persona di piacevole
aspetto -, come “Paolo detto Biel” indicato nei registri parrocchiali del 1641, o anche, da termini indicanti arti e mestieri o gli utensili utilizzati nel lavoro. Il nome “Biel” di origine longobarda indicava un’ascia. “Biel” era il dio della foresta Ercinia e i falegnami portavano ai suoi sacerdoti le loro asce da benedire, per cui “Bielli” potrebbe essere il sinonimo di falegname.
Qualunque sia l’origine del cognome Bielli, è da un unico ceppo, stabilitosi a Taino nel XVII secolo, che discendono tutte le famiglie che ancora oggi portano questo nome. Nel 1840 erano residenti 6 famiglie Bielli, nel 1901 ventisei, numero rimasto
più o meno costante fino ad oggi.
Secondo il Censimento della popolazione del 1901 le famiglie di nome Bielli residenti nella corte di via Amalia (Vittorio Veneto oggi) erano quelle di Bielli Angelo, di Bielli Stefano, di suo figlio Giuseppe e del figlio maggiore di questi, Giovanni.
Non si hanno notizie dei primi due, sappiamo invece che Giuseppe Bielli, detto Pa’ Pin, nacque intorno al 1840 e sposò Maria Mira Catò da cui ebbe sei figli, cinque maschi ed una femmina.
Il figlio maggiore, Giovanni, sposò Angiolina Cogliati, detta Ghilin, ed ebbe un’unico figlio, Stefano, nato nel 1909. Di professione fece il contadino, come suo padre e il fratello Alfredo, nato nel 1890. Alfredo lavorò per parecchi anni come fattore della famiglia Berrini ai Ronchi con varie mansioni tutte riguardanti i lavori dei campi: dall’assunzione di lavoratori tainesi per le opere stagionali di semina, potatura, fienagione ecc., alla cura degli animali da cortile e da stalla. Tra tutti i fratelli fu il più noto in paese anche perchè, abbandonata l’attività agricola quando la proprietà Berrini fu ceduta a mezzadria, aprì un piccolo negozio di frutta e verdura nei locali della corte ereditati dal padre, dove anche visse fino alla morte nel 1958. Sposato con Margherita Alerta ebbe una figlia, Lina.

Gli altri figli di Giuseppe si dedicarono ad attività diverse da quelle agricole. Ernesto entrò in ferrovia e divenne capotreno della linea Novara-Luino. Si stabilì a Novara, città nella quale ancora abita il figlio Adriano.
Enrico fece lo scalpellino. Sposò Massimilia Bielli, ebbe un figlio maschio, Carlo, nato nel 1902 che morì in fasce e tre figlie femmine: Ines, Maria e Giuseppina che nacque in Svizzera dove la famiglia si era trasferita nel 1917. Enrico, nel tempo libero, suonava nella banda, passione congenita nella famiglia Bielli, infatti anche il nipote, Aldo, figlio di suo fratello Carlo, amò tantissimo la musica e per tutta la sua vita suonò con grande abilità la tromba in diversi gruppi e bande musicali. Enrico morì all’età di 45 anni nel 1925; la moglie e le figlie tornarono a Taino e si stabilirono nella corte dove ancora oggi abita l’ultimogenita Giuseppina.

Anche Carlo emigrò all’estero, in Francia dove lavorò come muratore per l’impresa del tainese Giuseppe Bielli, particolarmente impegnato, negli successivi alla prima guerra mondiale, nella ricostruzione delle cittadine francesi della regione della Marna distrutte nel conflitto. Carlo sposò Carlotta Ghiringhelli ed ebbe tre figli, Lina, Aldo e Henri che vive tuttora in Francia.
L’unica figlia femmina di Giuseppe, Carolina, nata nel 1897, sposò Giuseppe Graglia, detto Zipel. Morì giovanissima a 25 anni lasciando un bimbo di un anno. La sua morte fu una vera tragedia per la famiglia, in particolare per i fratelli che adoravano quella loro unica sorella. Il suo piccolo Aldo fu allevato con amore dalla seconda moglie del padre, Isabella Del Torchio, nata nella stessa corte di Carolina e che oggi ha la veneranda età di 99 anni.

FAMIGLIA DEL TORCHIO

La famiglia del Torchio è residente a Taino da oltre cento anni e già nel censimento del 1901 ne è segnalata la presenza nella corte di via Amalia.
Lì abitava Giuseppe Del Torchio con la moglie Luigina Berrini e i figli che furono nove, quattro maschi e cinque femmine, dei quali è ancora vivente solo Isabella, quasi centenaria.
Giuseppe lavorò in una cartiera a Sorcio di Lesa, località che usava raggiungere a piedi o con mezzi di fortuna e nello stesso tempo faceva il contadino.
Due suoi figli, Carlo e Leone presero parte alla prima guerra mondiale. Leone fu insegnito della medaglia d’argento al valor militare per il suo coraggio in combattimento. Carlo pagò duramente le conseguenze dei disagi subiti, morendo poco tempo dopo il ritorno a casa.
Le figlie, una volta sposate, lasciarono la corte. Maria sposò Giuseppe Cogliati, Gaetana Carlo Bielli, e Lina un’altro Cogliati, detto Magagn. Solo Giuseppina restò nubile.
Il figlio Pietro sposò Teresa Giovanella e anche lui lasciò la corte.

L’unico figlio che continuò a vivere nella casa paterna fu Giuseppe, detto Rapet. Grande lavoratore fece contemporaneamente il contadino, il seppellitore (sateroo) e il procaccia, cioè si recava in stazione a ritirare la posta che arrivava per ferrovia due volte al giorno, compresa la domenica, e la consegnava all’ufficio postale di Taino che provvedeva alla distribuzione.
Giuseppe sposò Carolina Giudici di Cheglio ed ebbero tre figli, Ilario, Luigi e Carla. Carolina morì quando i bambini erano ancora piccoli. Giuseppe si risposò con Luigina Pedrizzetti che fece da mamma ai suoi figli. Nonostante il duro lavoro, Giuseppe ebbe una vita lunga, morì all’età di 94 anni.
Nella corte abita oggi la figlia Carla con la sua famiglia: il marito Martino Boschini e i figli Valeria e Pier Roberto.

ULTIMA GENERAZIONE

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Discendente di Giuseppe Del Torchio: Carlotta Boschini, nipotina di Carla
(foto Carla Del Torchio)

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Discendenti di Giuseppe Del Torchio: Michela Del Torchio, figlia di Carlo, e il cugino Andrea Brovelli, figlio di Marinella, nipoti di Ilario.
(foto Pina Bonenti)

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Discendenti di Giuseppe Bielli: Beatrice ed Elisa Berrini, figlie di Alberto, nipotine di Lina Bielli, nella foto con il nonno Franco. Beatrice ed Elisa indossano il costume tradizionale di Nizza, città in cui vivono coi genitori.
(foto Franco Berrini)

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Discendente di Giuseppe Bielli: Silvio Chiovitti, figlio di Maria Carla, nipotino di Aldo
(foto Maria Carla Bielli)

Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Pina Bielli, Lina Bielli, Franca Donini Bielli, Fabio e Maria Carla Bielli, Franco Berrini, Carla Del Torchio, Pina Bonenti Del Torchio, Jone Bergantini Del Torchio.

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