I muretti di Taino

a cura della Redazione

I muretti sono sempre stati una caratteristica del paesaggio tainese e, in passato, ve n’erano molti più di oggi. Si trattava in genere di muretti poveri che i contadini di un tempo costruivano a secco, senza calce e cemento, per delimitare orti, stabilizzare ciglioni umidi o reggere terrapiedi e terrazzature sotto cui passava un viottolo, o s’apriva un prato, un campo, o traboccava un bosco.
Questi muretti, alti un paio di metri, sono stati una vera fonte di conoscenza, un compendio di flora e fauna per i ragazzi. Quanti ancora ricordano che da bambini si fermavano a guardare tra gli interstizi delle pietre, a frugare tra le buchette dentro cui scoprivano un vero palazzo della natura.
Tra i sassi dei muretti crescevano erbe e animali di vari tipi: dalle piccole felci, alle erbette grasse, il pan del cucco, l’erba muraiola con le cui foglie un tempo si lavavano le bottiglie, mentre i bambini le attaccavano ai vestiti per farsi dei gradi militareschi. E poi le viole della Trinità (a tre colori), le campanule, la lanterna di Diogene, qualche rovo, qualche vitalba (usata un tempo dai ragazzi come prima sigaretta), qualche papavero e una miriade di insetti e di lucertole e, in qualche cavità più grande, si trovavano anche dei pipistrelli o nidi di passerotto.
La tradizione popolare ha tramandato curiose credenze legate ai muretti: i vermi luminosi erano visti come strane lanternine che si accendevano nell’oscurità dei buchetti tra una pietra e l’altra e ritenute anime del limbo risalite a prendere una boccata d’aria. Alle stesse anime del limbo erano attribuiti certi ritrovamenti di arnesi, oggetti, monete, cose insomma della vita quotidiana che evidentemente qualcuno trovava comodo appoggiare o nascondere in un buchetto e poi dimenticava o non riusciva a ritrovare. Altri ne traevano la prova certa della presenza dei folletti ai quali pare che i muretti abbiano fatto da asilo per millenni.
Altra tradizione curiosa è legata ad una pianticella grassa che
cresce sui muretti ed è detta “erba della Madonna” o “dell’Ascensione” perchè si usava raccoglierne un rametto durante le Rogazioni e metterlo davanti ad una immagine della Vergine o d’una persona cara scomparsa. Questa pianticella è il “Sedum acre” che fa fiorellini gialli e continua a svilupparsi anche in mancanza di radici sopravvivendo recisa perfino un paio di mesi e si credeva che tutto il periodo che essa viveva era rimesso come pena del Purgatorio all’anima del defunto.
Il muretto più famoso di Taino è sempre stato quello della piazza della Chiesa. Generazioni di tainesi si sono appoggiati o seduti su di esso per ammirare lo splendido paesaggio con l’estasiante visione della catena del Rosa e chiaccherare con gli amici all’uscita dalla Messa. A questo muretto tutti i tainesi sono affezionati, e sebbene sia una semplice costruzione senza grandi pretese, esso è diventato un simbolo, un “monumento” caro a tutti, giovani e anziani.

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